Grazie alla disponibilità ed alla generosità di Roberto Romano, amico d’infanzia di Massimo Rao, la Pinacoteca di San Salvatore Telesino si arricchisce di un capolavoro dell’artista sannita, scomparso nel 1996.
Si tratta di un grande ovale (88×106 cm), carboncino, tempera all’uovo e olio su carta trasportata su tavola.
Nel 1991, in occasione del bicentenario della nascita di Maria Luisa d’Asburgo (1791-1847), Massimo Rao, con altri undici artisti (tra i quali Riccardo Tommasi Ferroni e Tullio Pericoli), fu invitato a celebrare la sovrana di Parma, che la città ancora oggi ricorda con affettuoso rispetto per la sua lunga e saggia amministrazione.
Il dipinto presenta tutte le caratteristiche che rendono inconfondibile l’arte di Massimo Rao, si potrebbe dire, è un condensato del suo realismo magico: una profusione di nastri, angioletti “raffaelleschi”, una luna antropomorfa, riquadri che ricordano le quinte teatrali…
Sul tutto, incastonato in una nicchia, domina il vólto di lei, la Granduchessa: occhi tondi, lascivi, frivoli riccioli, sguardo fintamente pudico – forse un’allusione dell’artista alla vivacità sentimentale di Maria Luisa, sposa di Napoleone, poi del feldmaresciallo von Neipperg ed infine del conte di Bombelles.